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Fu sicuramente tra i più grandi compositori e musicisti di tutti i tempi. La sua vita, trascrosa quasi per intero a Vienna, fu travagliata da infelici esperienze sentimentali e da ristrettezze economiche.

A dodici anni già componeva: divenne sordo a trentadue e ciò contribiì a imprimere nel suo animo una visione drammatica della vita.

Compositore fecondo, fu con Haydn e Mozart il più grande esponente del classicismo viennese.

Precorse il Romanticismo musicale, rinnovando la sonata, il quartetto, la sinfonia.

Dalla serena vena giovanile la sua ispirazione passò a un eroico e tormentato titanismo, a tratti acquetato dal contatto con la natura e da un sentimento profondo di fraternità universale.

Ludwig van Beethoven

Compositore
(Bonn, 1770 - Vienna, 1827)

La sua musica celebra il trionfo dell’eroismo, della fratellanza tra i popoli e della gioia, nonostante il destino gli avesse riservato isolamento e miseria.


Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un'abbondanza inesauribile d'ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.


(Franz Joseph Haydn in una conversazione con Beethoven)

Profilo grafologico*

(...) Se prima ci rivolgiamo per un istante a considerare il nostro esempio di scrittura di affetto (qui a fianco, scrittura di tre anni prima della morte, ndr), (...) non avremo dubbi sul fatto che durante la stesura lo scrivente si trovava in uno stato di grande agitazione.

L’aritmia persistente, le righe ondeggianti e prevalentemente ascendenti, frequenti forme tremolanti (...), aggiunte e correzioni supplementari che rendono poco chiaro il testo corretto avallerebbero questa ipotesi anche senza aver visto altre prove dello scrivente.

  1. * Profilo grafologico steso da Ludwig Klages, tratto dal libro Perizie Grafologiche di casi illustri,

     edizioni Adelphi, 1991, pag. 170 e segg.

E’ un uomo che, spinto incessantemente da uno stimolo interiore, non sopporta alcun vincolo né inquadramento di cui anzi nemmeno comprenderebbe la necessità, ma che al tempo stesso è del tutto privo della risolutezza che gli consentirebbe di eliminare i fastidi e quindi si trova assolutamente indifeso di fronte alla vita esteriore. Pur senza essere particolarmente aperto alle impressioni, egli ne è continuamente impensierito, disturbato, infastidito ed è sempre esposto al rischio, da un lato, di incapparvi in modo avventato e irriflessivo, con un’impulsività esuberante, dall’altro di precipitare di un’instabilità ormai non molto lontana dalla disperazione. Oppure sceglie la scappatoia di una decisiva inavvicinabilità e di una diffidenza che non intende ragione. E’ inutile sottolineare che nei rapporti interpersonali un simile carattere è estremamente suscettibile, vulnerabile, irritabile, oscillante e imprevedibile. (...)

Confrontando ora questo esempio (sopra ndr) con la figura a fianco, (degli anni centrali della vita dell’autore ndr) non si respingerà certo la convinzione che, a prescindere dagli influssi di un’emozione dolorosa, nel frattempo anche la vitalità dello scrivente ha perduto straordinariamente di pienezza, forza, elasticità, delicatezza e omogeneità. I suoi fluidi (...) sono in gran parte scomparsi, e il conseguente, inevitabile aumento della grossolanità fa emergere in modo più nitido determinate caratteristiche biologicamente negative dello scrivente.

Pur essendo state sempre presenti, esse non emergevano con la stessa chiarezza poiché erano confuse e quasi copete da caratteristiche biologicamente positive, il cui effetto da allora è andato affievolendosi.

Pur dipendendo più dallo spirito che dal sangue, lo scrivente segue incondizionatamente e irresistibilmente una necessità interiore; pur essendo più fiore che radice, nel primo si dispiega una fantasia possente e pur essendo in termini vitali più capace di sciogliere che di dare forma, il portatore di questa anima dispone dal punto di vista artistico - cioè, per così dire, ai vertici della propria natura - della più potente forza motrice! Se sommiamo questi elementi otteniamo un risultato singolare. Lo scrivente non è un conoscitore della cosiddetta vita reale e non è un conoscitore di se stesso; nello scontro con il mondo esteriore, lo sconcerta il fatto di trovarsi di volta in volta in balia di mutevoli irritazioni; gli mancano - e questo fondamentalmente e per disposizione - equilibrio e armonia;

egli rifiuta ogni consuetudine ed ogni regola, ma non in seguito a una critica concreta, bensì a causa dell’incapacità di seguire impulsi diversi da quelli provenienti dal suo intimo; eppure, con l’aiuto di una capacità combinatoria che sorprende sia per l’immensa portata delle implicazioni, sia per la novità senza pari delle connessioni, egli afferra e dà forma ai fantasmi che incessantemente affluiscono al suo spirito. E, nella misura in cui tutto ciò non è voluto, ma necessario, non ci si deve meravigliare se da un simile laboratorio sono usciti prodotti artisticamente incomparabili.


Lo scrivente possiede sensibilità vibrante, emotività e quel tipo di passione che opportunamente chiamiamo impulsività. Alcuni risultati possono dare l’impressione di forza di volontà, ma la vera e propria forza di volontà, capace di arrivare gradualmente a esiti analoghi senza ricorrere all’impulsività, gli manca quasi del tutto. Eppure, qualora ne fosse stato dotato, risulterebbe difficile stabilire se sarebbe diventato artista, o non piuttosto, considerando la già svelata dipendenza del sangue dallo spirito, uomo d’azione. (...)