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Persona eclettica e dal grande ingegno, fu uno studioso interessato ai diversi aspetti della conoscenza umana, passando dalla matematica alla chimica, dal magnetismo all'anatomia.

Si laureò a Jena nel 1813 con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, nella quale pone le basi gnoseologiche del suo sistema.

La sua opera di maggiore, che non riscosse grande successo di pubblico all’epoca, è Il mondo come volontà e rappresentazione: la verità da cui muove la riflessione filosofica è che il mondo da cui siamo circondati non esiste se non come rappresentazione, vale a dire sempre e dappertutto in rapporto a colui che se lo rappresenta, cioè a noi stessi.

Arthur Schopenhauer

Filosofo
(Danzica, 1788 - Francoforte sul Meno, 1860)

Insegnò filosofia all'università di Berlino, pur rimanendo in ombra e a lungo misconosciuto a causa delle teorie di Hegel che al tempo erano accolte con grande entusiasmo.

Sarà intorno alla metà del secolo che verrà rivalutato, quando il crollo di molte speranze nel 1848 disporrà gli spiriti alla comprensione di quel pessimismo alla base della filosofia di Schopenhauer.

Profilo grafologico*

Se consideriamo gli anni centrali della vita del filosofo, due sono le caratteristiche che saltano agli occhi: il prevalere dell’interiorità spirituale su quella dell’anima e una sensibilità non solo straordinariamente ricettiva, ma anche facile al turbamento. Lo scrivente è certo più cervello che cuore, più nervi che sangue, più intelletto in grado di fornire incessantemente risposte che voce originariamente rivelatrice di un’innata necessità.

Eppure questo spirito dimora saldamente nella persona cui appartiene, vede ogni cosa attraverso le sue lenti ed è assolutamente privo della capacità di scambiare, sia pure in modo solo temporaneo e sperimentale, la propria posizione con una estranea! Se lo scrivente non fosse dotato di una tenace ostinazione (...) e di un’enorme energia lavorativa, nonostante il suo piacere deduttivo si perderebbe in ambiti ristretti e in minuzie che affronterebbe di volta in volta sempre dal medesimo punto di vista; l’impulso alla connessione dei giudizi non gli deriva infatti dall’intuizione di un quadro complessivo, ma è unicamente il suo modo affatto personale di dedurre e trarre conclusioni (talora con una punta di pedanteria!) a conferire ai risultati la parvenza, certo ingannevole, che siano stati portati alla luce nessi originari.

Allo stesso modo, ciò che in un primo momento potrebbe sembrare un’incrollabile saldezza d’animo, a un’analisi più approfondita viene piuttosto ad assomigliare a una caparbia intolleranza, che lo spirito posto al suo servizio ha trasformato - all’insaputa del soggetto, eppure agevolmente - in convinzioni e “virtù”! (...)

Il suo spirito è vibrante, non passivo, il suo pensiero non si sviluppa mai in modo involontario e contemplativo, e perfino il cammino della sua ricerca è dettato dalla “volontà”; ma è e rimane l’attitudine alla riflessione a trarre vantaggio da tutto ciò, dedita com’è a tradurre in consapevolezze, per quanto tendenziose, sia i pregi sia i difetti del suo portatore.

Nell’intimo della personalità di quest’uomo ci sembra ora di poter scorgere addirittura, oltre a una spiccata ambizione, anche un’inquietudine che non trova pace. (...); per questo si potrebbe parlare di un temperamento caratterizzato dall’insoddisfazione cronica e teso all’autoaffermazione.

Ma non si può certo parlare di arbitrio, poiché egli non solo possiede un autentico entusiasmo per l’oggetto di studio, ma - dotato di una maturità eccezionalmente precoce e di un’abilità per così dire innata - viene spinto fin dall’inizio su quell’unica via dell’elaborazione di ogni impressione e di ogni dato culturale che attraversa tutte le trasformazioni della sua essenza.

Da ciò traspare non tanto una energia radicale nutrita dal profondo, quanto piuttosto la stretta connessione del suo spirito con i moventi, le energie e i limiti della sua persona. Ne risulta una stranissima commistione di ricchezza e povertà, e un accompagnarsi quasi paradossale della straordinaria molteplicità e varietà degli oggetti che stimolano la sua intelligenza con l’unilateralità, altrettanto straordinaria, del suo modo di affrontarli. Decisamente rivolto all’esterno, questo spirito recepisce le minime fluttuazioni nell’atmosfera circostante, comprende con intelligenza fulminea, esamina, osserva, seziona, distingue, penetra con insaziabile curiosità, connette i pensieri più remoti grazie a un’abilità combinatoria tanto mobile e priva di freni quanto critica e sobria.

Abbinata a questo temperamento, l’ambizione finisce per fomentare uno zelo instancabile che persegue con tenacia i propri scopi, supera il non lieve pericolo della disperisione e consente risultati straordinari.

Se ripensiamo ora alla strutturale facilità del carattere a turbarsi, per quanto ci riguarda rimarrebbe accertata una insopportabile irritabilità, anche se oltre a ciò non trovassimo riuniti molteplici indizi rivelatori di suscettibilità, irruenza, ruvidezza, ostinazione e mordacità personali. L’immagine che ne risulta del rapporto dello scrivente con gli altri uomini rimarrebbe tuttavia incompleta se non si prendessero in considerazione quelle caratteristiche di accortezza sempre viva, intelligenza calcolatrice ed esperienza del mondo per nulla eremitica, che gli sono proprie e che emergono in modo sempre più netto. (...)

Dinanzi ai tratti grafici di Schopenhauer non dubitiamo un solo istante dell’attività quasi esclusivamente spirituale dello scrivente; eppure la necessità che ci impone di specificare ha un doppio volto: per metà un erudito con doti artistiche e per metà un... letterato già dotato artisticamente.

* Profilo grafologico steso da Ludwig Klages, tratto da libro Perizie grafologiche di casi illustri,
    edizioni Adelphi, 1991, pag. 103 e segg.