ScripturaScriptura.htmlshapeimage_2_link_0
 

Leonardo Da Vinci

La grafologia, ovviamente intesa come serio metodo di ricerca, ha oltre cento anni.

Non va però dimenticato che la scrittura ha coinvolto molti popoli antichi: sembra che alcuni sacerdoti egizi fossero interessati ai segni grafici.

Lo stesso Aristotele rivolse la sua attenzione alle diverse modalità di scrittura dei vari individui, per trovare la chiave di lettura e cogliere aspetti del loro carattere.


Bisognerà aspettare però il 1622, quando il medico italiano Camillo Baldi si occuperà della correlazione tra carattere ed atto scrittorio, scrivendo il Trattato come da una lettera missiva si cognoscano la natura e la qualità dello scrivente.

Molti tentarono di decifrare la personalità attraverso la scrittura, ma il primo ad iniziare uno studio sistematico intorno al 1870 coniando anche il termine grafologia fu l’Abate Jean-Hippolyte Michon, fondatore nel 1871 della Société Française de Graphologie e della sua rivista, La Graphologie, società più che mai attiva dopo oltre cento anni nel campo della ricerca ed in quello della divulgazione.  La sua teoria presentava molte incongruenze, ma moltissimi lati validi e la diffusione che ne derivò

Giacomo Leopardi

servì da base per le ulteriori ricerche compiute dal suo allievo, Jules Crépieux-Jamin, che diventerà il capofila della scuola grafologica francese con un metodo tuttora alla base dello studio grafologico.  Egli stabilisce alcuni principi base che guidano l’osservazione del grafismo ed in particolare quello dell’interazione dei segni in funzione dell’ambiente grafico. La visione di Crépieux-Jamin si rifà, infatti, ai principi della teoria gestaltica, per la quale ogni elemento, in un insieme strutturato, si valuta e si interpreta in funzione del tutto.


In Germania, intanto il capo scuola tedesco sarà il filosofo Ludwig Klages, con il suo libro La scrittura e il carattere.

Klages porrà l’accento sul ritmo, o formniveau, mirante ad individuare il livello di pienezza vitale, punto fermo e vitale della grafologia.

La grafologia tedesca si affianca immediatamente alla psicologia scientifica tedesca dell’epoca, ossia alla neurofisiologia ed alla patologia, arricchendosi così degli apporti del neurologo Rudolph Pophal, le cui tesi sono oggi superate, e dei contributi del filosofo e psicologo Robert Heiss, che riuscì a creare un centro di insegnamento grafologico presso l’Università di Friburgo.

In Italia, dopo una prima opera di Cesare Lombroso del  1895, troviamo Padre Girolamo Moretti, che giù nel 1914, sotto lo pseudonimo di Umberto Koch, pubblica un Manuale di Grafologia. Egli elaborò un proprio sistema e oggi rimane il capofila della grafologia italiana.

Intorno al 1930 due importanti grafologi introducono nel metodo la dimensione della Psicologia del profondo. Sono Ania Teillard, psicoanalista discepola di Jung, e Max Pulver, filosofo svizzero. Entrambi hanno sviluppato le proprie ricerche nell’ottica di una psicologia che pone, quale centro di osservazione, l’inconscio. In questo modo aggiungono alla grafologia un diverso libello di interpretazione, attingendo anche a psicoanalisti quali Freud, Jung e Adler. Il tutto per una più complessa visione della personalità dell’individuo.

Ania Teillard pubblicherà nel 1929 L’anima e la scrittura. Viaggio nell’inconscio, in cui si stabiliscono le corrispondenze grafologiche con gli stadi psicosessuali d di Freud e i tipi psicologici di Jung.

L’opera fondamentale di Max Pulver  ha il titolo di Simbologia della scrittura, del 1931, in cui vengono forniti alla grafologia strumenti per inquadrare i valori simbolici della gestione dello spazio.

Cesare Lombroso 1835-1909

Per quanto riguarda le ricerche grafologiche in età evolutiva, ricordiamo Hélène de Gobineau e lo psichiatra Jean de Ajuriaguerra con la sua équipe, soprattutto nella ricerca e valutazione della disgrafia.

L’attuale grafologia europea affonda le le sue radici nei lavori dei suoi maggiori pionieri e, come la psicologia, da ormai oltre un secolo, ha conquistato il suo spazio quale disciplina con la propria epistemologia, le proprie leggi, le proprie tecniche.

E’ sicuramente un utile strumento che ha un notevole ventaglio di applicazioni ed è uno dei mezzi più validi per comprendere il nostro universo psichico, emotivo ed intellettivo.


Il gesto grafico è espressione profonda, spontanea o costruita e caratterizza o differenzia ognuno di noi, quale indelebile impronta. Possiamo seguire la sua evoluzione dai primi scarabocchi, fino alla senilità, passando dalla fase adolescenziale a quella adulta; possiamo avvertire i segnali di allarma che comunica, precursori di futuri disagi, oppure residue cicatrice di tempi passati; possiamo sentire le forze nascoste su cui fa leva per alleviare la sofferenza psicologica.

Grafologia per svelare l’essere umano!

Conoscere meglio se stessi e gli altri: è questo, in sintesi, lo scopo che, correttamente perseguito, riesce ad evidenziare le motivazioni profonde del nostro sentire, pensare, agire.

M.A. Longo

<!-- Inizio Codice ShinyStat -->

<script type="text/javascript" language="JavaScript" src="http://codice.shinystat.com/cgi-bin/getcod.cgi?USER=Scriptura"></script>

<noscript>

<a href="http://www.shinystat.com/it" target="_top">

<img src="http://www.shinystat.com/cgi-bin/shinystat.cgi?USER=Scriptura" alt="Statistiche" border="0" /></a>

</noscript>

<!-- Fine Codice ShinyStat -->